Ancora una volta un’azienda italiana si fa avanti per fornire aiuto a chi ha bisogno. Non è la prima volta che sentiamo parlate di Isinnova, azienda bresciana nota per aver risposto alla chiamata degli ospedali in difficoltà durante la pandemia Covid-19, stampando in 3D valvole per i pazienti in terapia intensiva, ormai irreperibili. Questa volta l’azienda, guidata dal CEO Cristian Fracassi, ha realizzato delle protesi stampate in 3D per aiutare gli ucraini rimasti amputati a causa della guerra.
L’azienda italiana ha risposto all’appello di un’ONLUS di medici attiva in Ucraina che richiedeva aiuto per le persone che a causa del conflitto hanno subito amputazioni. A causa della guerra più di 3.000 civili, tra cui bambini, hanno perso un arto inferiore. Abbiamo già parlato di come Unlimited Tomorrow abbia aiutato l’Ucraina fornendo braccia protesiche, questa volta dunque Isinnova ha voluto a sua volta fornire un aiuto fornendo protesi per gambe stampate in 3D, dando vita al progetto benefico denominato “Letizia”.
La presentazione del prototipo. (Crediti foto: Gabriele Strada, Giornale di Brescia)
Perché è stata scelta la stampa 3D per la produzione di queste protesi? Innanzitutto per la notevole riduzione dei costi che ne risulta. Oggi una protesi ha costi superiori ai 5.000 euro. Utilizzando la stampa 3D si è riusciti a sviluppare una protesi con soli 500 euro. Inoltre, tramite la stampa 3D è possibile personalizzarne il design, la struttura può essere rivestita con una particolare cover che permette da un lato di migliorare l’aspetto estetico e di garantire la pulizia e la protezione dei componenti e dall’altro di aumentare il comfort di utilizzo per il paziente rendendo più facile la sua accettazione.
Il progetto è completamente “open source” cioè condiviso in rete per essere scaricato ed utilizzato gratuitamente in tutto il mondo. A seconda del livello di amputazione, basterà quindi scaricare il file di riferimento e arrestare la stampa quando è raggiunta l’altezza desiderata. Sarà possibile dunque scegliere tra diversi modelli a seconda della necessità dei pazienti. Secondo l’azienda, grazie alla sua modularità, la protesi Letizia può essere adattata a qualsiasi tipologia di amputazione: trans-femorale, disarticolazione del ginocchio, trans-tibiale, amputazione del piede.
Crediti foto: Isinnova
Al momento sono state donate 101 protesi per gambe realizzate con diversi materiali: il piede è in poliuretano, la struttura è in alluminio, il rivestimento è in plastica stampata in 3D e la coppa sulla quale il moncherino aggancia la protesi è un tutore sportivo modificato.
Una curiosità che rende il progetto ancora più interessante è la storia dietro il nome del progetto: Letizia Bonomi è una ragazza di Lumezzane che ha perso una gamba da bimba e che ha aiutato molto l’azienda dando consigli per la realizzazione della protesi. Letizia, inoltre, è anche il nome della mamma di Cristian Fracassi; così come Charlotte, nome della valvola creata per l’emergenza Covid-19, è il nome di sua moglie.
Per maggiori informazioni sul progetto rimandiamo al sito ufficiale: QUI.
La presentazione del prototipo. (Crediti foto: Gabriele Strada, Giornale di Brescia)
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