Le applicazioni della produzione additiva nel settore dell’arte e dei beni culturali sono numerose. Ne abbiamo parlato di recente nella nostra infografica dedicata all’uso dell’additive manufacturing nell’arte e nel restauro di beni culturali. Abbiamo voluto saperne di più chiedendo questa volta a professionisti che lavorano quotidianamente in questo campo. Percorsi museali adattati, riproduzioni di opere, calchi per restauro e non solo. Riccardo Bonina, CEO dell’azienda siciliana Hi.Stories, ci ha raccontato i benefici dell’uso della stampa 3D per i beni culturali, in che modo le tecnologie 3D possono rendere l’arte e il patrimonio artistico più accessibile e i loro progetti in corso e futuri.
Riccardo Bonina
Sono Riccardo Bonina, CEO di Hi.Stories, azienda che si occupa di applicare le tecnologie 3D ai beni culturali con sede a Catania. L’avvicinamento alla stampa 3D nasce da una curiosità, mia e dei soci di Hi.Stories, verso tutto ciò che è tecnologia e che, a nostro avviso, era applicabile al settore dei beni culturali ed avere un impatto sociale.
Hi.Stories nasce nel 2017, in seguito alla partecipazione al bando Cultura Crea, promosso da Invitalia all’interno del PON Cultura e Sviluppo FESR 2014/2020 per favorire la nascita di imprese culturali e creative. La nostra idea era sviluppare un’attività per valorizzare i beni culturali attraverso la tecnologia, sfruttando il suo potenziale per creare dinamiche di fruizione interattiva dei luoghi della cultura.
Dal prossimo anno, inoltre, diventeremo una società benefit e, come tale, promuoveremo iniziative di impatto sociale per sensibilizzare e comunicare l’uso del digitale – e quindi anche della stampa 3D – come strumento di accessibilità e valorizzazione della cultura.
La stampa 3D è uno dei servizi che proponiamo da sempre, proprio per quanto detto prima, cioè la promozione del digitale come facilitatore della comprensione del bene culturale. In particolare, nel settore dei beni culturali la stampa 3D è molto adoperata per quanto riguarda la realizzazione di percorsi tattili per ipovedenti, quindi per migliorare l’accessibilità museale. Tramite una stampa 3D, accompagnata da una didascalia in lingua braille, il visitatore con disabilità visive ha modo di poter apprezzare le forme e, in alcuni casi, anche i rilievi presenti nei reperti in collezione. Non solo, ma in 3D possono essere stampati anche manufatti che poi vengono adoperati come materiale didattico, o oggetti delle collezioni momentaneamente in prestito ma di tale rilievo per l’ente culturale da decidere di farne una copia da poter comunque mostrare.
Non c’è un materiale unico per la stampa, dipende dalla richiesta del cliente e dalla necessità della resa finale. Tendiamo a prediligere la stampa in resina quando si tratta di reperti in cui il dettaglio ha un’importanza notevole, come per una lucerna o un pendaglio, mentre la stampa a filamento se si tratta di volumi più importanti o in cui il dettaglio è un fattore secondario.
Stampa 3D di stemmi della Rocca Roveresca di Senigallia.
Sicuramente il principale vantaggio rispetto a metodi più artigianali è la rapidità di realizzazione dei prototipi. La stampa 3D, se difficilmente può essere applicata a realizzazione di numerose copie di un unico soggetto, è invece ottima per la realizzazione di modelli che poi possono essere utilizzati anche da artigiani del design che vogliono realizzare le proprie opere con un’approccio diverso e più innovativo. Nel nostro settore specifico, poi, dato che la stampa proviene da un modello scansionato precedentemente, c’è l’ulteriore vantaggio di riuscire a riprodurre l’opera d’arte in maniera praticamente identica all’originale.
Copia 3D accanto all’originale (dentro teca) di elmo di tipo Montefortino (Museo Archeologico Nazionale di Arcevia – AN).
Abbiamo diversi progetti in fase di definizione legati al tema dell’accessibilità museale, che sicuramente oggi è probabilmente il segmento in cui c’è maggiore richiesta.
Sicuramente nel settore beni culturali c’è una grossa attenzione nei confronti delle tecnologie 3D per i suoi molteplici utilizzi: riproduzioni per migliorare l’accessibilità, per l’esposizione copie di reperti, ma può essere utilizzata anche nel restauro per avere dei calchi con cui procedere poi alle interpolazioni restaurative.
Lavoro di rilievo in loco.
Mi sento di sottolineare un elemento che spesso viene poco considerato, cioè che realizzare stampe 3D ha una grande componente di artigianalità: ciò che esce dalla macchina infatti va necessariamente perfezionato in post produzione. Nel nostro caso, lavorando coi beni culturali, spesso si tratta di rendere una stampa in resina un vero oggetto artistico, riproducendo manualmente rilievi o decorazioni, talora anche con pitture a mano libera. Per questo, oltre ad avere un buon modello di partenza, in cui incisioni e bassorilievi son ben evidenziati, avere nel proprio team una persona preparata dal punto di vista artistico risulta essere un elemento che può far la differenza nella creazione del prodotto finito.
Per saperne di più su Hi.Stories, visita il loro sito web: QUI.
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Crediti per tutte le foto: Hi.Stories
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