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Due dipinti italiani conservati in Costa Rica studiati grazie alle tecnologie 3D

Pubblicato il 23 Febbraio 2023 da Nunzia A.
dipinti

Uno studio multidisciplinare ha sfruttato le tecnologie di modellazione e stampa 3D per studiare due dipinti italiani a olio di grande formato, attualmente conservati in Costa Rica. I ricercatori hanno osservato il loro stato di conservazione e ottenuto informazioni chiave sulla storia del dipinto, sul suo viaggio dall’Italia al Costa Rica e sui materiali utilizzati. Lo studio ha analizzato i due dipinti di grande formato, Musas I e Musas II, che decorano il soffitto della sala originariamente adibita a mensa maschile del Teatro Nazionale di Costa Rica (NTCR). Questi rappresentano il dio greco Apollo e le Muse sul monte Parnaso. Le due tele furono dipinte a Milano nel 1897 da Carlo Ferrario (1833-1907), pittore, decoratore teatrale e insegnante italiano che lavorò all’Accademia di Brera e al Teatro alla Scala.

Il team di ricerca, guidato da P. Calderón-Mesén, Daniela Jaikel-Víquez e M. D. Barrantes-Madrigal, ha eseguito una serie di osservazioni sui dipinti utilizzando le tecnologie 3D per comprendere le ragioni del loro degrado. Ha cercato dunque di stabilire un approccio multidisciplinare allo studio delle opere d’arte, indagando la tavolozza artistica utilizzata da Ferrario attraverso quattro approcci distinti: rotte commerciali probabili e disponibili, disponibilità temporanea di miniere insieme a pigmenti, informazioni spettroscopiche sulla composizione chimica di campioni estratti dall’opera, e confronto diretto con i pigmenti consigliati dall’artista nel suo trattato pubblicato nel 1931.

 

3D technology art

La stampa 3D è comunemente utilizzata per la conservazione nei musei (Crediti: Simplify3D)

Come è stata utilizzata la stampa 3D?

I materiali dei dipinti ad olio non solo interagiscono tra loro ma anche con l’ambiente circostante nel tempo, motivo per cui il monitoraggio dell’ambiente in cui si trovano le opere d’arte è fondamentale per comprenderne meglio lo stato di conservazione. Pertanto, per analizzare a fondo i colori, i ricercatori hanno realizzato una scansione 3D dei dipinti, concentrandosi su punti specifici. Hanno poi osservato il campione con un microscopio ottico per capire la stratigrafia dei dipinti. Per mantenere le condizioni meteorologiche costanti e osservabili, il team ha costruito stazioni metereologiche costituite dai seguenti componenti: un sensore SCD30 per rilevare la temperatura, la CO2 e l’umidità, un sensore TSL2591 per l’intensità della luce, il Real Time Clock per la registrazione degli orari e, infine, un microcontrollore per memorizzare le informazioni. Queste stazioni sono state progettate con SolidWorks e infine stampate in 3D. Il documento di ricerca non fornisce dettagli sul materiale o sul metodo utilizzato, ma menziona che le stazioni, che sono state installate nel Teatro Nazionale di Costa Rica (NTCR), dove si trovano i dipinti, sono state costruite in modo da considerare sia un design ‘armonioso’ con il teatro, sia una struttura funzionale per quanto riguarda i diversi sensori e il microcontrollore.

Un’altra componente dello studio è stata l’osservazione dei pigmenti all’interno dei dipinti. Per questo, hanno ricreato i dipinti al computer, osservando immagini microscopiche con il software di modellazione 3D Blender. La rappresentazione ha fornito informazioni sulla quantità e sullo spessore medio degli strati, nonché sulla densità di pigmenti presenti nel campione.

ll Teatro Nazionale della Costa Rica si trova nella capitale, San Jose (Photo credit: Costa Rica Travel Advice)

Lo studio ha portato infine alla luce il contesto dei dipinti ad olio Musas I e Musas II risalendo alle probabili miniere da cui sono stati estratti i minerali per l’elaborazione dei pigmenti utilizzati nei dipinti. Creati dall’artista a Milano, si è scoperto che le opere furono successivamente trasportate in Costa Rica via mare dal porto di Genova a Puerto Limón, dove sono stati successivamente trasferiti in treno al Teatro Nazionale del Costa Rica, nella capitale del paese, San José, dove si trovano tutt’oggi. Dunque, il cambio di condizioni atmosferiche, diverse da quelle europee, ha portato all’attuale deterioramento delle opere.

La scoperta non sarebbe stata possibile senza l’utilizzo delle tecnologie 3D per l’osservazione e l’analisi dei dipinti. Il documento di ricerca completo è disponibile QUI.

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*Crediti foto copertina: Musas I and II; credits: TNCR

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